Il calcio d’inizio della nuova stagione è stato dato sull’erba di Francia e ha portato decisamente bene: la Rolafer ha ripreso l’attività senza troppi preliminari, e in prima battuta ha radunato una parte dei suoi giocatori per partecipare al Torneo internazionale di calcio a 7 a Megève. Una trasferta Oltralpe che è valsa anche la prima vittoria dell’anno. Così come avvenuto 4 anni fa, l’ultima volta che i canturini hanno preso parte a questa classicissima di fine estate organizzata dal Losa La Fayet. Giocato nella giornata di sabato 6 settembre, l’evento ha coinvolto 5 squadre di livello promozionale in rappresentanza di tre club. Unici italiani, i portacolori della Briantea84. Partita subito forte con un’affermazione ampia per 6-2 sui padroni di casa del Losa La Fayet, la Rolafer nelle sfide del girone unico non ha abbassato lo sguardo se non contro la formazione dello Schtroumpfs, a cui si è arresa per 4-2. Ritrovati gli svizzeri in finale, esattamente come nel 2010, gli uomini di mister Pagani hanno saputo ribaltare il pronostico, aggiudicandosi set e game con un 2-0 secco, firmato da Marco De Carolis e Denis Pomposelli. Quella di Megève è stata una trasferta memorabile per almeno un altro paio di motivi: c’è stato l’esordio con la fascia di capitano per Bruno Pettè, un ruolo rivestito con tanta dedizione e coscienza da meritare anche il premio Fair Play a fine torneo. Doppia soddisfazione anche per Emanuele Arnaboldi, che oltre a risultare il giocatore più giovane con i suoi 14 anni, ha realizzato la prima rete con la maglia della Rolafer. “I riscontri sono stati ottimi e ci sono arrivate buone indicazioni da parte di tutti – ha commentato Giorgio Pagani, che in Francia ha inaugurato la sua decima stagione in Briantea -. Per Andrea Allevi è stato un buonissimo inizio, così come per Andrea Fiore che nel team promozionale pare abbia trovato la dimensione ideale in cui esprimersi al meglio. Per Ceriani, De Carolis e Panetta, al di là di una condizione fisica troppo appesantita, c’è molta voglia di fare e comunque grande contributo a livello di gruppo. Stoppa si è espresso poco ma segue bene il gioco e ha dimostrato ancora una volta di sapere stare molto meglio su un campo grande. Per Miraglia, l’unico in campo in tutte le partite, ci sono ancora alcuni problemi nel tempo di attacco ma la fase difensiva è ormai pienamente acquisita con sicurezza. Infine una nota di merito a Denis Pomposelli, che si è aggiunto al gruppo come giocatore più esperto e poi ha dimostrato grande personalità nel ritagliarsi un ruolo anche al servizio dei compagni”. Dopo l’impegno Oltralpe, gli allenamenti riprenderanno a pieno regime a parte dal 15 settembre. Si parte già il 22 con l’ormai consueto torneo Max & Friends, giocato quest’anno sul nuovissimo campo della Lazzate sports arena. Con ottobre prenderà il via anche la quarta edizione della Scuola Calcio, in collaborazione con La Nostra Famiglia di Bosisio Parini: vera fucina di nuovi talenti, un progetto rivolto ai più piccoli che, ad oggi, non trova eguali in tutta Italia. In attesa di definizione il programma Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettivo relazionale), con la Coppa Lombardia e il campionato nazionale. Nel mezzo anche il torneo Liberissimo Dribblign di Milano. Insomma, una stagione come sempre ricca, dove non c’è tempo per annoiarsi. “L’obiettivo di quest’anno – ha concluso Pagani – è quello della motivazione. Mentre l’anno scorso abbiamo lavorato sul divertimento, questa volta intendiamo puntare sulla voglia di giocare e sull’impegno a mantenere un impegno sportivo. Quindi faremo delle rinunce, se è il caso, ma con l’intento di avere un gruppo compatto, senza defezioni. In parallelo, realizzeremo quel progetto di integrazione che ci traghetterà, nell’arco di un paio d’anni, verso il campionato Figc. L’idea è quella che una delle nostre squadre, l’attuale Élite, cresca coinvolgendo persone non solo disabili. L’unico parametro sono le capacità calcistiche. Non importa se sei disabile o no, ma cosa si sa fare con un pallone tra i piedi. A quel punto saremo in grado di fissare un modello esportabile, dove l’integrazione avviene a doppio senso: non sono solo i disabili a dover essere accettati, ma tutti dovranno trovare la propria dimensione. È una sfida”.