Come Madrid, ma diverso. Questione di centesimi, anche questa volta. Gara1 di finale scudetto è stata decisa da un tiro, partito dalle mani di Francesco Santorelli mentre la sirena rimbombava per annunciare il game over. La Unipol porta a casa il decisivo vantaggio nella serie tricolore contro il Santa Lucia Roma grazie a quel lancio estremo e disperato, che è valso il 55-54 con cui si è chiuso il primo atto di questa saga infinita. Ci sono partite che dovrebbero entrare nello Zanichelli alla voce “cardiopalma”. Quelle tra Unipol e Roma avrebbero già riempito molte pagine. “Me la sono sentita di tirare – ha detto ancora frastornato il 22enne della Unipol, occhi brillanti e tanta umiltà – e così ho fatto, non ci ho pensato troppo. È andata bene, ma non è stata una mia vittoria, non voglio prendermi troppi meriti. Questa partita l’hanno fatta anche i miei compagni. Ora dobbiamo stare attenti, non possiamo perdere il controllo com’è successo nel terzo quarto. Perché Roma verrà a giocare col coltello tra i denti, non sarà una partita per niente facile. Ci manca ancora un grosso pezzo da fare”. “A un certo punto mi è sembrato di rivedere la semifinale contro il Fundosa – ha ammesso coach Abes, la fronte sudata come chi ha combattuto a mani nude contro un drago -, ma per fortuna questa volta è adnata diversamente. Quella ferita ci ha fatto male ma ci ha insegnato moltissimo. Altrimenti oggi forse sarebbe andata diversamente. Certo, l’inizio è stato surreale. Non sembrava neanche giusto di poter vincere così facilmente: avevamo preparato bene questa partita ma non ci aspettavamo un distacco così ampio. Infatti poi abbiamo pagato questa incredulità e ci siamo ritrovati nel solito combattimento gomito a gomito”. Già, perché questo sabato di ordinaria follia è iniziato nella maniera più inattesa: con una Unipol titanica e un Santa Lucia schiacciato all’angolo come una formichina. Semplicemente irreale. I primi minuti sono scanditi a ritmo di tensione. È Ian Sagar a dare la prima scarica, infilando la retina numero uno di quest’ultima serie di Campionato a 220 volt. Il Santa Lucia, schierato sull’attenti, risponde alla chiamata con Adolfo Damian Berdun: la mano dell’argentino è subito calda, canestro del pareggio e bomba da 3 (6-4). I primi 5’ di gioco si reggono sull’equilibrio. Dopo di che accade l’inverosimile: il Santa Lucia spegne la lampadina, esce dal campo. Minuti interi di caos totale a cavallo tra il primo e il secondo periodo. Brian Bell punisce a non finire. La Unipol costruisce distanze importanti, con un parziale di ben 20 punti (6-24) che mette il bavaglio al quintetto di coach Di Giusto. Roma sbaglia tutto, il ferro punisce e rispedisce ogni tiro al mittente: il gioco è imbrigliato in un camice di forza, il pesante silenzio romano ha quasi un che di surreale. Escono Rossetti e Giulia Saba, per lasciare spazio a Papi e Moukhariq: mentre il primo si carica di falli e fa da parafulmine al temporale che si sta abbattendo sulla panchina romana, è proprio il secondo a rialzare la testa (8-24), con il canestro che riapre la partita del Santa Lucia. Perché, si sa, Roma non si arrende mai. A 4’ dalla fine i capitolini rientrano in partita, la finale scudetto non è una pratica archiviata. Dopo la ripresa si avvera la previsione: Roma non ha finito la sua partita, ma risorge dalle ceneri. Dal -8 con cui è andata a riposo, arriva al -2 con parziale di 6-0 che porta la firma di Cavagnini e Berdun da tre (38-40). Prima dello scadere del terzo quarto arriva anche il sorpasso a 30’’ dalla terza sirena: è sempre il gringo argentino, ispiratissimo dall’arco (5/9) così come poco incisivo da sotto (1/7), a piazzare la zampata del 41-40 che definitivamente rimette in corsa i capitolini. Per la Unipol tutto da rifare, un tesoro immenso gettato al vento. La tripla sulla sirena di Brian Bell (45-45) argina la dilagante e ritrovata vena dei romani, che ora sembrano puntare il mantello rosso come tori in una corrida. Quando si parla di arena, ecco spuntare Jordi Ruiz, che in questo fine di stagione ha spesso recitato il ruolo del matador. I due canestri dello spagnolo valgono il 49-46 con cui la Unipol prova a rimettersi in carreggiata. Dalla lunetta arrivano altri punti importanti (48-53), ma a 1’24’’ dalla fine si sta pigiati su un 52-53 che fa ipotizzare qualsiasi scenario. Moukhariq infila la retina più scottante per il 54-53, poi inizia la bolgia: il pallone torna nella mani della Unipol che spreca un possesso chiave e la possibilità di ricucire. L’ultima palla in mano dei canturini è a 6’’ dalla fine dopo il time out chiamato da Abes, un incubo che riporta alla mente la semifinale di Coppa Campioni col Fundosa, esattamente una settimana fa. Ma questa volta va diversamente. La storia insegna, soprattutto le ferite. Programmazione televisiva RAI SPORT: Gara1: differita domenica 11/5 ore 12.00 (RaiSport2) Gara2: differita lunedì 19/5 ore 14.45 (RaiSport2) Gara3 (eventuale): diretta martedì 20/5 ore 18.05 (RaiSport2)