Non bene, ma iper-Bienek. La Unipol mette la sua zampata su Gara1 delle semifinali play-off piegando il S. Stefano Banca Marche per 62-53. A portare in spalla la squadra, impantanata in un inseguimento molto fisico e logorante, è stato uno stratosferico Andre Bienek, autore di 35 punti, 17 rimbalzi e 4 assist. Una partita perfetta quella della guardia tedesca, in campo con la grinta necessaria per stoppare un avversario che non aveva nessuna intenzione di lasciare a Seveso l’ennesimo scalpo. Non è stato facile, anzi è stata una battaglia. I marchigiani, con i loro tre pilastri Manning-Hall-Kym, sono stati avanti per 35’, imbavagliando con una difesa asfissiante i due cecchini biancoblu Okon e Sagar (11 e 3 punti rispettivamente). Dopo due quarti di totale equilibrio (25-25 alla sirena dell’intervallo lungo), con il S. Stefano ostinato nel tenere le redini del gioco e a non mollare di un centimetro, il terzo quarto ha aperto uno squarcio nelle maglie dei lombardi: non riuscendo a trovare una via facile al canestro e tirando con percentuali troppo basse per poter sperare di spuntarla, i brianzoli hanno subito l’ondata di Lee Manning che, con un break personale di 6-0, ha di fatto lanciato la fuga dei suoi. Il massimo vantaggio del S. Stefano è arrivato alla fine del terzo periodo con un +7 firmato sempre dal centro inglese (34-41), un mattone pesantissimo che sembrava spegnere ogni speranza in casa Unipol. La svolta è arrivata con Bienek, la cui mano calda ha tenuto a galla la squadra: suo il canestro del 47 pari e poi con lui è rientrato in partita anche Chris Okon, per costruire insieme il break di 8-0 (51-47) che ha portato avanti la Unipol in maniera decisiva. Tornati a crederci, i biancoblu hanno difeso il vantaggio anche contro le bordate del centro coreano Kym che ha riportato S. Stefano a -2 (54-52). Ma nell’ultimo minuto gli uomini di Ceriscioli non hanno saputo ribaltare di nuovo il match, i falli spesi per girare l’inerzia sono stati in realtà trasformati in punti oro da Okon e Moeller, e la Unipol, sudando sette camice, ha potuto ancora una volta rendere inespugnabile il suo campo. Tra sette giorni (13 aprile, ore 18.00) gara-2 nelle Marche per sognare un passaggio diretto alla finale scudetto. Nell’altra serie, S. Lucia Roma ha facilmente battuto in casa Porto Torres per 58-42. Malik Abes, coach Unipol: "Non ho mai pensato che avremmo perso, perché credo molto nel mio gruppo. S. Stefano ha un quintetto di grande peso e sicuramente ci ha messo molto in difficoltà. Meno male che c'era Andre Bienek, davvero incredibile. Mentre questa volta Sagar, nonostante i guai alla sua carrozzina, si è molto sacrificato in difesa per contenere i loro lunghi. È stato molto duro, abbiamo avuto problemi con i falli. Abbiamo spagliato un po' troppo. Era molto importante vincere, può essere una chiave per la qualificazioni alle finali. Sabato prossimo sarà ancora più dura, giochiamo fuori, trasferta lunga. S. Stefano vorrà per forza vincere. Ma anche noi lo vogliamo". Andre Bienek, Unipol: "Non è stato assolutamente solo merito mio. Sono stato fortunato a mettere dentro un paio di palle importanti, la squadra si è fidata di me dandomi dei buoni tiri. Ma è stato un successo di squadra. S. Stefano è un avversario duro, tutte le partite giocate contro di loro sono state serrate. Certo sappiamo che abbiamo la possibilità di vincere e ci proveremo sabato prossimo". Roberto Ceriscioli, S. Stefano Banca Marche: "Probabilmente hanno avuto percentuali al tiro migliori delle nostre. Abbiamo giocato bene, meritavamo qualcosa in più ma abbiamo sbagliato dei tiri facili. Li aspettiamo in casa nostra per prenderci la giusta rivincita, tornare su questo campo e dimostrare che siamo meglio di quello che si è visto oggi. Sabato prossimo sarà una partita uguale, durissima dal primo minuto. Speriamo che il fattore campo ci aiuti a tirare meglio e che il nostro pubblico ci aiuti nei momenti di difficoltà. Abbiamo studiato la difesa per bloccare Okon, ma oltre Bienek tutta la squadra è stata brava a trovato le giuste contromisure. I loro canestri sono dovuto a nostri errori più che a loro bravura. Se vogliamo sappiamo di saperli fermare".