Ci sono squadre che vincono sul campo, altre che inseguono battaglie fuori dal terreno di gioco. Una in particolare riguarda la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per questo ALT, l’Associazione per la lotta alla trombosi, per il terzo anno consecutivo ha deciso di chiamare a raccolta volti noti dello sport, grandi campioni di oggi e di ieri, per trasmettere un messaggio importante e farsi testimonial della Giornata nazionale per la lotta alla trombosi, in programma il 16 aprile. Della “Squadra della salute” fa parte anche Nicola Damiano, capitano della Unipol Briantea84, che ha risposto con entusiasmo all’appello contenuto nell’hashtag #ALTpigrizia. Sotto la guida di Dan Peterson, coach di questo team molto speciale, e della madrina dell’evento Federica Fontana, si sono messi in prima linea anche l’ex pallavolista Maurizia Cacciatori, lo schermitore Diego Confalonieri, il campione del Milan Billy Costacurta, la nuova stella del ghiaccio Valentina Marchei, il canoista olimpionico Daniele Molmenti, il nuotatore Samuele Pizzetti, la giovane promessa della ginnastica artistica Elisabetta Preziosa e il pallavolista Andrea Zorzi della famosa “generazione dei fenomeni”. “Questa è scienza. Questo è buon senso” è lo slogan della campagna che punta a mobilitare i giovani ma non solo, attraverso un coinvolgimento che fa del web e dei social network il luogo in cui dare voce al messaggio. #ALTpigrizia è infatti la community di chi vuole dire basta alle cattive abitudini e ai vizi dannosi per l’organismo. Lo sport e un’alimentazione sana sono gli ingredienti principali per combattere le malattie cardiovascolari. Per sostenere l’iniziativa e sposare questa nuova filosofia di vita è stato creato un sito (www.altpigrizia.org) dove saranno pubblicati gli autoscatti che testimoniano l’ALT alla pigrizia. “Chi fa sport, in particolare chi sta su una carrozzina, sa bene quali siano i rischi dovuti a un cattivo stile di vita – ha confermato Nicola Damiano, presente alla conferenza stampa di lancio della campagna, ospitata lunedì dalla Gazzetta dello Sport in via Solferino a Milano -. Posso testimoniare che il basket è stato per me una leva importantissima e uno stimolo per cambiare la mia vita, per non arrendermi: prima dell’incidente pesavo 120 chili, ora 75. Se sono diventato uno sportivo, lo devo principalmente a quello che mi è successo. Prima ero il classico adolescente sedentario, oggi oltre a giocare a basket, vado a sciare, mi lancio col paracadute, vado in palestra a fare pesi, insomma non saprei vivere in maniera diversa”.