Fabio Raimondi torna a Cantù. Un rientro atteso quello del play bergamasco (punteggio 2.0), che dopo la fugace permanenza dello scorso anno – conclusa alla vigilia della stagione regolare per problemi personali che lo hanno riportato in Sardegna – ha rinnovato il suo ingaggio con la UnipolSai. “È un grande onore per me poter vestire di nuovo questa maglia - ha dichiarato Raimondi. Cantù è tra i club più forti del Campionato italiano, una società ambiziosa, con obiettivi alti. Ci sono i più forti giocatori del panorama cestistico internazionale, è un’occasione che non voglio e non posso perdermi. Ringrazio il presidente Alfredo Marson per questa seconda chance: non vedo l’ora di tornare a misurarmi ad alti livelli. A 43 anni la mia voglia di vincere è ancora tanta”. “Conosco Raimondi da 30 anni - ha commentato coach Marco Bergna -, siamo stati insieme in Briantea84, con la Nazionale italiana e la scorsa stagione a Sassari. Quest’anno ripartiamo insieme da Cantù: è un grande campione, un esempio di dedizione totale allo sport e alla maglia che indossa. Un giocatore che pretende sempre il 101%, da se stesso, dai compagni e da chi lo allena. È il classico vincente, per lui lo sport è tutto”. Il sogno Nella memoria di tutti i suoi avversari, Raimondi viene catalogato come cecchino infallibile dalla lunga distanza, vera bestia nera dall’arco. Non mancherà lo spettacolo per i tifosi della UnipolSai. Il suo sogno? “Non vedo l’ora di vivere l’atmosfera del Palasport di Seveso, giocare davanti al suo meraviglioso pubblico. Briantea84 ha fatto tantissimo in questi anni – e non parlo solo di titoli vinti e trofei sollevati. Crede in un progetto importante, punta alla sensibilizzazione e alla promozione dello sport paralimpico e dei suoi valori. Investe sui giovani, sta costruendo cultura. Sono in carrozzina da quando ho 11 anni (per un osteosarcoma alla colonna vertebrale, n.d.r), so cosa significa avere una disabilità e viverla come limite, guardare quello che fanno gli altri bambini e pensare di non poterlo fare. Una mentalità che deve cambiare e Briantea84 sta contribuendo a farlo: voglio portare mio figlio a Seveso e fargli vedere cos’è veramente il basket in carrozzina, a cosa suo padre ha dedicato la vita. Voglio alzare la testa e vederlo tra altre 800 persone – non seduto sugli spalti con sua madre da soli - a godersi questo meraviglioso spettacolo”. I progetti Dopo l’addio alla UnipolSai dello scorso ottobre, Raimondi ha vestito la maglia della Dinamo Lab Sassari: una stagione strepitosa per il team sardo, chiusa con la promozione alla massima serie: “Devo ringraziare la Dinamo Lab per il grande entusiasmo con cui mi ha accolto – ha continuato - seppur a stagione già iniziata. È stato per me un anno particolare, ripartire dalla Serie B non è stato facile. Ma non ho nulla da biasimare, anzi: è stata una stagione importante, non solo per l’obiettivo promozione centrato ma anche per la mia carriera. Ho lavorato tantissimo, intensificando ritmi e qualità di allenamento, grazie anche alla straordinaria collaborazione dello staff tecnico”. “Non so cosa mi riserverà il futuro – ha continuato Raimondi – ma so cosa voglio dal mio presente: giocare e dare il massimo per il mio club. Certo l’età di sente, il fisico conta: non posso dire di essere veloce come 10 anni fa ma faccio molti sacrifici per mantenere questa condizione atletica. Stare dietro ai giovani è un lavoraccio, non posso permettermi uno sgarro: alimentazione, allenamento, tutto deve essere programmato minuziosamente. Ma una cosa è certa: fino a quando il fisico regge e la mano continua a fare il suo dovere, io non mollo”. Palmares Il più famoso numero 4 della Nazionale Italiana di basket in carrozzina: una carriera lunga 27 anni e un addio (sofferto) arrivato proprio qualche settimana fa, dopo i Campionati Europei di Worcester che hanno ufficialmente escluso l’Italia dai Giochi Paralimpici di Rio 2016. Un palmares quello del 43enne bergamasco (ormai sardo di adozione) che parla da solo: 11 Europei (di cui due vinti, nel 2003 e nel 2005), 4 Mondiali e 4 Paralimpiadi. Una vita passata con la maglia azzurra, un quarto di secolo fatto di amore incondizionato, di successi e di tanti sacrifici: un posto prezioso – quello nella sua Nazionale – lasciato “per far spazio ai giovani, a chi ha voglia di mettersi in gioco e che – quella maglia – la sogna con tutto il cuore”. Non manca l’esperienza di club: l’esordio risale al 1991, a Bergamo. Un pezzo importante della sua più che ventennale carriera ruota attorno a Roma: 10 anni nel Santa Lucia (1995-2004), con cui ha vinto moltissimo, e nel mezzo una stagione internazionale al Fundosa di Madrid (1999-2000). Il palmares è di quelli importanti: quattro scudetti, 3 Coppa Italia e una Supercoppa in Italia, mentre in Europa ha sollevato ben due Coppe dei Campioni, una Vergauwen Cup e nel 2013 la Brinkmann Cup. Dopo tre stagioni a Porto Torres e quella appena conclusa in forza alla Dinamo Lab, Raimondi torna a far parte della scuderia del presidente Alfredo Marson, avendo già vestito la maglia biancoblu per 3 stagioni dal 1992 al 1995 e l’ultima volta nel 2010 quando sulla panchina brianzola sedeva Marco Bergna. (Foto Fabrizio Diral)